Crisi della nocciola, Griseri (Agrion): “Cascola drammatica, servono modalità di gestione dei noccioleti diverse e impianti più giovani”.
Il responsabile tecnico di Nocciolo Service e consigliere Agrion: “Situazione peggiore del previsto, e la causa è multifattoriale”.
Il comparto corilicolo piemontese vive una stagione critica. A fronte di un’espansione nell’intera Regione Piemonte delle superfici coltivate a nocciolo che contano oltre 28.000 ettari, la produzione è oggi compromessa dalla cascola precoce delle nocciole, che in alcune zone ha raggiunto punte del 70%.
Fondazione Agrion in collaborazione con tutte le Organizzazioni di produttori, le organizzazioni sindacali e l’Università’ di Torino, ha avviato con la Regione un tavolo tecnico per monitorare e affrontare l’emergenza.
Tra le possibili cause: stress termici e idrici, piogge fuori stagione, attacchi di cimice asiatica e non solo e l’invecchiamento di molti impianti.
Ne parliamo con Gianluca Griseri, consigliere della Fondazione Agrion con delega al nocciolo e responsabile tecnico di Nocciolo Service.
A maggio sembrava tutto positivo. Cosa è successo?
“A maggio, durante la manifestazione “Il nocciolo, prove in campo” svoltasi a Cherasco, gli agricoltori erano molto fiduciosi: le piante erano cariche, si pensava a un’annata favorevole. Poi è bastata la prima settimana di luglio e le nocciole hanno iniziato a cascolare in anticipo, in modo massiccio. Oggi la situazione in molte zone è a dir poco drammatica”.
Qual è la situazione nelle aziende dell’Albese e dell’Alta Langa?
“In molti appezzamenti coltivati a Tonda Gentile si registra una cascola tra il 50 e il 70%. Diversa la situazione nei noccioleti con varietà Biglini, dove la produzione è più elevata e la cascola molto contenuta”.
Come si spiega questa cascola così anticipata e diffusa?
“Sicuramente la cascola è dovuta a un insieme di possibili fattori scatenanti: effetti dei cambiamenti climatici, attacchi di cimici nelle diverse fasi di sviluppo del frutto, in alcuni casi scarsa potatura, impianti vecchi mai rinnovati e suoli impoveriti nella sostanza organica. Stiamo facendo delle ricerche approfondite cercando di analizzare a fondo ogni aspetto sopra citato. Agrion ha già raccolto numerosi campioni, e in molti casi sul prodotto cascolato si è riscontrata una forte presenza di danno sul frutto causato dalle cimici”.
La Regione è stata coinvolta?
“Sì certamente. Il 29 luglio Agrion, in accordo con l’Assessorato regionale all’Agricoltura ha organizzato un incontro proprio per segnalare l’emergenza cascola e provare a pianificare strategie comuni per la prossima campagna. Quello che è cascolato purtroppo non si recupera più”.
Ci sono zone che hanno retto meglio?
“Un po’ meglio è andata ad esempio, in alcune aree del Cuneese e del Saluzzese, dove si può irrigare, gli impianti sono tutti giovani e si applicano tecniche di coltivazione un po’ diverse”. Come giudica la distribuzione territoriale del fenomeno?
“Alcuni parlano ancora di ‘macchia di leopardo’, ma più giro nei noccioleti, meno vedo macchie ma sempre più prodotto cascolato. In una situazione del genere è praticamente impossibile fare stime precise”.
Quanto incide la varietà sulla tenuta produttiva?
“Dai nostri monitoraggi emerge che la varietà Biglini produce di più e resiste meglio alla cascola rispetto alla Tonda Gentile. Questo porta a pensare che se vogliamo recuperare la varietà Tonda Gentile dobbiamo perseguire un lavoro di miglioramento genetico della varietà stessa. In alcune zone del Piemonte potrebbe essere interessante anche provare alcune delle nuove varietà americane come ad esempio la Pacifica”.
C’è un paragone possibile con la stagione scorsa?
“Probabilmente sarà simile, ripeto a oggi non è possibile fare una previsione attendibile. Aumenta la superficie, ma la produzione non cresce”.
Che prospettive vede per il futuro del settore?
“In questa situazione occorre lavorare tutti insieme con un unico obiettivo, utilizzando al meglio le risorse che abbiamo a disposizione. La situazione cascola, dalle ultime informazioni, sembra essere la stessa anche nel viterbese e nel napoletano. Anche se i tempi sappiamo essere inevitabilmente lunghi, serve più ricerca e innovazione. Comunque vada auguro una buona raccolta a tutti”.