Estratto dall’articolo pubblicato il 10 ottobre 2023 sul settimanale “Gazzetta D’Alba nella rubrica “la Nostra Terra”
Come riporta Gialuca Griseri, consigliere di Agrion e responsabile tecnico Nocciolo Service, «i problemi principali vanno ricercati già a partire dalla siccità del 2022, poi a quella della primavera 2023, dalla grandinata del 6 luglio e nelle forti piogge che hanno accompagnato parte della raccolta nocciole fattori questi che hanno sensibilmente ridotto le aspettative degli agricoltori sia per la quantità sia in parte per la qualità. Rispetto alla campagna precedente ci sono in generale meno nocciole. In alcune zone, a fine agosto, sono scesi fino a 100/120 millimetri di pioggia: prima di questo evento atmosferico, la qualità era ottima, così come il calibro». Con i prezzi «finalmente pubblicati, sorge un’altra questione. Non sta a me giudicare se siano prezzi “buoni”o meno, il problema è la quantità. Se producessi venti quintali di nocciole a ettaro tutti gli anni, allora i 350/360 euro al quintale potrebbero andare bene, ma se come accade in questa campagna di raccolta nocciole, arrivo a malapena a produrre dieci/dodici quintali ad ha, nessun prezzo potrà mai coprire i costi di produzione e dare la giusta remunerazione al produttore».
In ogni caso «risulta difficile ancora ad oggi fare una stima precisa sull’annata, la raccolta è stata disomogenea: in alcune zone la quantità è stata maggiore o uguale allo scorso anno, in altre zone, a distanza di pochi chilometri, si è arrivati a produrre fino al venti/trenta per cento in meno.
Il territorio più colpito è stato quello dell’alta Langa, prima della grandinata, le nocciole c’erano ed erano di buona qualità. In comuni come Cortemilia e Lequio Berria, i noccioleti hanno avuto percentuali di danno da settanta al cento per cento. Un fenomeno meteorologico così vasto e devastante non si era mai visto».
Sulla qualità «le valutazioni vanno fatte partita per partita, sia per quanto riguarda l’avariato sia per il cimiciato. È davvero difficile e complesso fornire un quadro generale: anche per questo motivo, i prezzi hanno tardato a uscire. Il calo dei quantitativi è comunque generalizzato un po’ per tutte le regioni italiane che storicamente producono nocciolo.
La corilicoltura, conclude Griseri ha bisogno di investimenti per essere rinnovata nei suoi impianti più datati: in Alta Langa, ad esempio, ci sono noccioleti che hanno fatto il loro tempo e andrebbero estirpati e reimpiantati.
L’auspicio è che le istituzioni possano supportare nell’ambito della nuova programmazione PSR questo percorso di rinnovamento, come fatto con altre specie come la vite.
Al fine di aumentare la quantità di nocciole prodotte occorre investire di più in ricerca e sperimentazione sfruttando tutte le innovazioni per arrivare a coltivare il noccioleto in modo razionale, con minor costi nel rispetto dell’ambiente.